top of page

IL DUOMO DI CHIERI

La Collegiata di S. Maria della Scala, in stile gotico, rappresenta uno dei più significativi monumenti del Piemonte medioevale. Fatto costruire inizialmente da Landolfo, vescovo di Torino, intorno al 1037 è stato definito dagli studiosi, uno dei più grandi edifici che rappresentano il gotico piemontese. La fabbrica gotica, quale oggi si può ammirare, risale invece alla prima metà del XV secolo: presenta una facciata ripartita in cinque zone e una suddivisione interna in tre navate con cappelle laterali. Un transetto divide le navate dalla zona presbiteriale, che si conclude in un profondo coro e in un’abside a cinque lati.

All’interno del Duomo sono visitabili la cripta romanica landolfiana, la cappella Tabussi con affreschi attribuiti al pittore Jaquerio, la cappella Gallieri, anch’essa interamente affrescata e il coro ligneo quattrocentesco con le sue decorazioni a soggetto vegetale. Esterno al corpo di fabbrica principale, ma ad esso collegato, si trova il Battistero, edificio a pianta centrale di origine precedente rispetto a quella della chiesa fondata da Landolfo. Venne annesso all’edificio solo successivamente, ma non si conosce l’epoca della costruzione; secondo la planimetria che segue lo schema classico a pianta ottagonale, si potrebbe collocare intorno al IV secolo. Tale Battistero romanico è decorato da un ciclo di affreschi del Quattrocento di Guglielmetto Fantini.

Orari di apertura: il Duomo è aperto al mattino dalle 7.30 alle 12 e al pomeriggio dalle 15.30 alle 18, escluso il lunedì, compatibilmente con le funzioni religiose.

L’ARCO DI TRIONFO

L’Arco di Trionfo, simbolo della città di Chieri, segna la rinascita artistica di Chieri e rappresenta, dal punto di vista cronologico, la prima testimonianza del barocco a Chieri. Monumentale opera della fine del ‘500 lo possiamo ammirare, da piazza Umberto I (ex piazza delle Erbe). L’origine dell’Arco chierese, eretto nel 1580 in onore di Emanuele Filiberto di Savoia e ultimato in occasione della nascita dell’erede al trono ducale Filippo Emanuele, è dettata dalla volontà da parte della municipalità di onorare i soggiorni a Chieri della corte sabauda.

Nella seconda metà del XVIII secolo gli architetti Vittone prima (1761) e Mario Ludovico Quarini poi (1785) effettuarono dei restauri per adeguarlo al gusto barocco: i disegni documentano la ricercatezza degli stucchi raffiguranti lo stemma sabaudo sul fronte verso la piazza e lo stemma di Chieri sul fronte verso la via e la presenza delle varie statue. Danneggiato nella rivolta popolare di fine 1700 per cancellare i segni della monarchia, l’Arco fu nuovamente restaurato e successivamente, a fine Ottocento, vennero tolte definitivamente le statue e asportati gli stemmi, sostituiti da orologi.

È solo nel 1837 che, per volere di Carlo Alberto, venne aggiunto l’orologio meccanico. Il monumento che oggi si può ammirare è una costruzione completamente in muratura che presenta un impianto a due ordini; gli affreschi ricoprono buona parte delle superfici dell’edificio.

IL GHETTO EBRAICO

Via Della Pace, 8

Il ghetto chierese sorse nel 1723-24, ma quello che rimane oggi del ex ghetto ebraico è un agglomerato di case in un vicolo in salita raggiungibile da via Vittorio Emanuele II,  denominato via della Pace, che nel dialetto locale indicavano come di “sù dij breu” (la salita degli ebrei). Anticamente il quartiere, era composto da una serie di abitazioni collegate tra loro da ballatoi, scale, passaggi e cortili che si univano intorno al cortile centrale “chazer”.

Le case dove risiedeva e dove tuttora risiede il ghetto erano di proprietà di aristocratiche famiglie cristiane, che affittavano agli ebrei, i quali non potevano possedere case di proprietà. Nel giugno del 1724, si decise di adibire a Ghetto le antiche case del conte Bonaudo di Robassomero, un tempo di proprietà delle famiglie Villa e Solaro, che si trovano ancora oggi tra via della Pace, via Maestra (attualmente via Vittorio Emanuele II) e vicolo Corona Grossa. La Sinagoga di Chieri ha cessato la sua funzione nel 1935, per mancanza di un’attività ebraica attiva. I preziosi arredi sono stati trasferiti nel 1942 nel Tempio inferiore di Torino, per sostituire quelli andati distrutti durante i bombardamenti del novembre del 1942. Attualmente la Sinagoga si trova al primo piano dell’edificio interno, rivolto verso il cortile centrale, il “chazer”. Destano particolare attenzione, gli splendidi affreschi del soffitto e i decori delle lunette sovrastanti le finestre, dipinti da un illustre artigiano di cui si ignora il nome.

CHIESA DI SAN DOMENICO

Convento San Domenico - Via San Domenico, 1

Secondo una tradizione, sarebbe stato san Domenico in persona a fondare il convento domenicano di Chieri, passando in città nel 1220. Il santo avrebbe anche benedetto il pozzo del convento, la cui acqua avrebbe assunto da allora miracolose proprietà guaritrici. In realtà i Domenicani approdarono a Chieri verso la metà del ’200: forse fu un nucleo che si staccò dal convento di Asti. Era infatti abbastanza comune all’epoca (definita, per il suo fervore, il tempo dell’Alleluja) che una comunità religiosa, quando raggiungeva una certa consistenza, si dividesse per fondare un nuovo convento: nel 1267, per esempio, frate Umberto Benzi lasciò Chieri per far nascere un convento a Savigliano.

Il primo insediamento avvenne a ridosso della prima cerchia di mura. È possibile che i religiosi ricevessero l’incarico di officiare la chiesa di Santa Maria del Portone, cui apparterrebbero gli archi tornati alla luce nel 1651, quando si ristrutturò il convento. L’ipotesi non è confermata, ma appare verosimile.

Non si conosce la data di costruzione della chiesa attuale: essa, comunque, iniziò verso il 1326, anche se fu consacrata solo nel 1388. Secondo il canone tipico degli Ordini mendicanti era a croce latina, con tre navate: solo nel XV secolo si incorporarono le adiacenti cappelle laterali, occupando lo spazio tra i contrafforti che consolidavano la muratura. Il campanile, che con i suoi 52 m è il più alto della città, venne iniziato contemporaneamente alla chiesa, ed era sicuramente ultimato nel 1381, anno in cui il Comune elargì una somma per acquistare le campane.

Nell’arco della sua lunga storia la chiesa ebbe a subire numerose trasformazioni: la prima nel ’400, con la costruzione delle cappelle laterali, poi tra il 1486 e il 1660 con la costruzione delle volte. Nel 1802, con la soppressione degli Ordini religiosi decretata dalla Rivoluzione francese, il convento venne trasformato in ricovero per anziani religiosi di ogni congregazione. Con la Restaurazione fu il primo convento domenicano a riaprire in Piemonte, ma nel 1855 i frati dovettero nuovamente andarsene, questa volta per la soppressione degli ordini imposta da Vittorio Emanuele II. L’edificio fu messo all’asta, acquistato dal Comune e, in sequenza, usato come collegio civico, come caserma e come riformatorio. Il ritorno definitivo dei frati avvenne nel 1871.

Alla chiesa (55×18 m) si accede varcando un maestoso portale racchiuso da una cornice in cotto. Iniziando dalla navata di destra, la prima cappella è quella del Crocifisso, che conserva il nome del grandioso Crocifisso attribuito a Martino da Casale, oggi collocato nella sala capitolare. Seguono la cappella della Madonna di Lourdes (in origine semplice corridoio da cui si accedeva al “cortile dei morti” all’interno del convento) e la cappella di San Domenico, dominato dalla tela del Morgari che raffigura il Sogno di San Domenico.

La successiva cappella del Santo Rosario è una delle più sfarzose della chiesa. Intitolata alla Vergine delle Vittorie dopo la sconfitta della flotta turca a Lepanto (1571), è ornata dalla pregevole tela del Moncalvo (recentemente restaurata): la tela della Madonna col Bambino che porgono le corone del Rosario a San Domenico e Santa Caterina. Tutt’intorno, quindici “misteri” mariani. L’ultima cappella prima del presbiterio è dedicata a San Pietro Martire, di cui nel convento si conserva una pregevole e curiosa statua lignea (col capo del santo trafitto dalle lame degli eretici). L’altare maggiore è fiancheggiato da due cappelle: quella di destra è intitolata a San Vincenzo Ferrer, che soggiornò a lungo in Piemonte e forse anche a Chieri. A sinistra, invece, la cappella intitolata a San Tommaso d’Aquino, con la pala d’altare dipinta dal Lorenzone e la nicchia in cui si conserva la reliquia del cingolo di san Tommaso. Dalla cappella laterale di destra si accede alla sacrestia, che in origine era la tomba di famiglia dei Villa. È arredata con armadi e panconi settecenteschi in legno di noce, e vi è esposta una tela che raffigura Santa Maria Maddalena.

L’abside alle spalle dell’altar maggiore è decorata dal Moncalvo, che vi lavorò tra il 1605 e il 1615. I quattro spicchi della volta del coro sono dedicati agli Evangelisti, mentre le sottostanti lunette rappresentano due episodi della vita di san Domenico: La predicazione e La resurrezione di un fanciullo. A queste corrispondono in basso le due enormi tele della Moltiplicazione dei pani e della Resurrezione di Lazzaro. Nel catino absidale, incorniciati da preziosi stucchi seicenteschi, cinque medaglioni contengono i ritratti dei massimi santi dell’Ordine: da sinistra san Raimondo da Peñafort, san Tommaso d’Aquino, san Domenico, san Pietro Martire, san Vincenzo Ferrer. Sono invece di altra mano e più tardivi i riquadri inferiori che rappresentano, da sinistra, santa Agnese da Montepulciano, san Giacinto, san Pio V, sant’Antonino da Firenze, santa Caterina de’ Ricci. Tra le finestre, le due statue in stucco di santa Maria Maddalena e santa Cecilia.

Passando alla navata di sinistra, e partendo dal campanile, la prima cappella che si incontra è quella di Santa Rosa da Lima, prima santa dell’America Latina. Per predisporla, nel 1668, fu necessario chiudere la cappella quattrocentesca di Santa Marta, alla base del campanile, dove si conservano affreschi quattrocenteschi che sono tra i più antichi di Chieri.

La cappella successiva è intitolata a Santa Caterina da Siena: in una nicchia è conservata una preziosa statua settecentesca della Madonna del Rosario. Segue la cappella dedicata a San Giacinto, grande apostolo della Polonia: la tela venne dipinta nel 1607 dal Levoyer, di cui è anche l’Annunciazione sulla parete a sinistra. L’ultima cappella che si incontra prima di uscire dalla chiesa è intitolata al vescovo di Firenze sant’Antonino. La grandiosa pala d’altare è una copia della Madonna del Rosario del Guercino che si conserva nella chiesa di San Domenico a Torino. Subito di fronte, sul primo pilastro a sinistra entrando in chiesa, si trova l’affresco trecentesco della Madonna del Latte.

L’immagine della Vergine che allatta il Bambino è assai cara alle mamme chieresi, ed è collegata a un evento miracoloso: si racconta che, per sfregio, un eretico colpisse al collo l’immagine con una lama, e che dalla ferita sgorgasse sangue.

L’itinerario pedonale si conclude tornando in via Vittorio Emanuele II verso l’esterno città. All’incrocio con via Roma, subito fuori dalla prima cerchia di mura medievali, risalta il fronte gotico della precettoria (comunità religiosa presieduta da un precettore) di San Leonardo.

Orari di apertura della Chiesa: 8.15-12 e 16.30-19.15.

CHIESA DI SAN LEONARDO

Via Roma

È l’unico resto dell’ospedale gerosolimitano di Santa Croce. Poiché ci sono documenti che attestano in modo certo quando avvenne la sua costruzione, questo edificio è un utilissimo strumento di comparazione per riuscire a datare numerosi altri monumenti chieresi. L’ospedale di Santa Croce, fondato nel 1412 da Tommaso Ulitoto, apparteneva all’Ordine dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Ulitoto era precettore della chiesa dello stesso Ordine, intitolata a San Leonardo. Quando nel 1553 l’ospedale fu soppresso, il precettore continuò ad abitarvi; come dimora continuarono a utilizzarlo anche i cavalieri di Rodi e, successivamente, i cavalieri di Malta fino al 1798, quando quest’ordine cavalleresco fu soppresso da Carlo Emanuele II. Dopo la confisca dei beni religiosi da parte del governo giacobino seguirono alcuni passaggi di proprietà in mano a privati, sovente collegati a utilizzi impropri. L’edificio venne notevolmente rimaneggiato, finché non divenne infine parte integrante del complesso salesiano di San Luigi.

Dell’impianto originale restano solo il fronte che si affaccia su via Roma, e un piccolo locale a pianta quadrata al piano terra. Sulla facciata si può notare il portale gotico, sormontato da un rosone e marcato da una fascia decorativa di formelle in cotto, che alternano la croce greca a quella di Malta, simboli dei Gerosolimitani (men­tre il rosone è contornato da caratteristiche formelle con palmette).

All’interno della Precettoria, grazie a un cospicuo restauro, è tornato alla luce un ciclo di affreschi di epoca medievale che illustra la Passione di Cristo. Si tratta di dipinti che, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, erano stati coperti con una mano di biacca, quando il locale era stato dato in uso a un artigiano. Pur se di superficie più ridotta rispetto alla “Passione” del Battistero del Duomo, sono affreschi di notevolissimo valore, il cui studio dovrà essere approfondito nei prossimi anni.

Entrando nel cortile dell’oratorio si può accedere alla chiesa di San Leonardo, di cui è ancora visibile la navata centrale. Già esistente nel 1141, fu sede dell’Ordine dei Templari per circa un secolo, fino alla quasi totale distruzione per incendio nel 1285: fu Tommaso Ulitoto a curarne e a ultimare l’intera riedificazione.

La chiesa seguì le stesse vicende della precettoria, diven­tando addirittura un’of­ficina nel 1851, anno in cui ne fu abbattuto il campanile che sorgeva probabilmente sulla sinistra dell’altare maggiore. Gli affreschi furono rovinati e delle lapidi funerarie, asportate e messe in salvo da un teologo locale, ne sono rimaste solo due, tra cui quella di Ulitoto. Dal 1934 chiesa e precettoria sono divenute proprietà dei Salesiani, che hanno attuato le ultime modifiche.

In origine, quello che ora è un unico ambiente adibito a porticato era un edificio a tre navate e tre campate, sorretto da colonne caratterizzate dai mattoni arrotondati e sfalsati. Numerose, sulle pareti, sono le tracce di chiusure e aperture di porte e finestre, indice chiaro dei numerosi rimaneggiamenti; ancora ben visibili, inoltre, le volte gotiche a crociera delle navate laterali e la volta barocca a botte lunettata di quella centrale.

ABBAZIA DI SANTA MARIA DI VEZZOLANO

Località Vezzolano, 35

Considerato il più famoso monumento romanico della provincia astigiana, l’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano viene edificata intorno all’XI secolo in un fervido periodo di riforma, che vide sorgere numerosi complessi religiosi piemontesi. La fondazione può essere attribuita, a un gruppo di famiglie di signori locali, i quali erano interessati all’edificazione non solo per interessi di tipo religioso.

Vezzolano fu secondo gli studi storici ed archeologici, luogo di insediamento fin dall’epoca romana.
Attualmente uno dei motivi di fascino risiede nello splendido isolamento che la connota, al declino dolce di una valle, seminascosta da colline e prati, raggiungibile attraverso una strada che la costeggia e consente di apprezzarla prima dall’alto nell’armonia della sua distesa di coppi e del complesso absidale, quindi di fronte.

La facciata romanico-lombarda, costruita in cotto e in arenaria, è ravvivata da tre ordini di loggette cieche e decorata da capitelli e statue. L’interno è in forme gotiche precoci di derivazione francese.

COLLE DON BOSCO

Il Colle Don Bosco, situato nella frazione Becchi, località meglio conosciuta come Castel Nuovo Don Bosco, comprende: il Centro Storico, il Tempio, il Museo Etnologico Missionario, il Museo della vita contadina dell’800, l’Istituto Bernardi Semeria, e la Casa dei giovani. Qui si trova la testimonianza delle radici da cui si è sviluppata in tutto il mondo, la Famiglia Salesiana.

Nel centro storico possiamo individuare la “casetta” che ospitò Don Bosco fino all’età di 16 anni, altre abitazioni adibite a luogo di esposizione dei pannelli che raccontano la storia della casetta stessa e la fanciullezza del santo, piuttosto altre abitazioni un tempo private e un santuario. Il Tempio di Don Bosco, che sorge sul Colle nativo di San Giovanni Bosco, è stato voluto dai Superiori Salesiani al termine dell’ultimo conflitto mondiale e consta di due chiese sovrapposte.

Il Museo Etnologico Missionario del Colle Don Bosco fa parte del complesso di strutture costruite intorno alla “Casetta di Don Bosco” ed è dedicato al card. Giovanni Cagliero, Salesiano che guidò la prima spedizione missionaria voluta da Don Bosco nel 1875. Il museo raccoglie, conserva e espone materiale realizzato e usato dai diversi popoli dei quattro continenti extraeuropei e raccolto dai Missionari salesiani. Il museo della vita contadine dell’800 fu allestito nell’anno 1988, in occasione del centenario della morte del Santo. Il Museo si propone di documentare l’ambiente contadino dell’800 in cui si è sviluppata l’infanzia e l’adolescenza di San Giovanni Bosco. La visita al Museo risulta di grande interesse storico e culturale. Il visitatore, infatti, anche per mezzo di una fedele ricostruzione degli ambienti di una casa rurale, può vedere e conoscere gli oggetti della vita familiare, del lavoro domestico, del lavoro nei campi.

PALAZZI MEDIEVALI
 

Palazzo Valfrè

Via S. Giorgio, 2, 10023 Chieri TO

La costruzione, sita all’inizio di via San Giorgio e risalente al ‘300, è uno degli edifici gotici chieresi che più ha conservato le caratteristiche di dimora patrizia tardo medievale. Recentemente il portone d’ingresso è stato collegato direttamente con la strada, perciò è stato chiuso il portico, risultandone così allungata e modificata tutta la facciata. Nella parte retrostante dell’ala destra si scorge ancora una loggia a due archi.

 

Palazzo Mercadillo

Piazza Mazzini, 2

Sito in piazza Mazzini, fu costruito verso il 1400 dalla celebre famiglia chierese “De Albergo” e diede il nome alla piazza del mercato. Divenne, in seguito, sede dell’asilo e delle scuole elementari di S. Anna.

 

Palazzo Opesso

Via San Giorgio, 3

Edificato nel XIV secolo e posto nella parte più rilevata di Piazza Mazzini, di fronte a Palazzo Valfrè all’inizio di via San Giorgio, il palazzo è costituito da due corpi principali a tre piani fuori terra, disposti a L, che delimitano su due lati un cortile, chiuso sugli altri due da edifici minori dello stesso complesso. Alla fine del ‘700 fu trasformato in carcere. Oggi è sede di interessanti esposizioni.

 

Palazzo Buschetti

Via Giuseppe Garibaldi, 35

In via Garibaldi Palazzo Buschetti, detto “il medievale”, fu costruito nel 1400 sul luogo di un edificio preesistente, a ridosso di un tratto delle mura della seconda cerchia, presso una delle porte, dalla celebre famiglia Buschetti. Osservando le facciate si notano tre tipi diversi di cornici ad ornare le bifore. Sulla facciata di via Garibadi, si può vedere il grosso muro sbrecciato, che faceva parte della seconda cerchia di mura della città, su cui fu alzato questo palazzo. È anche visibile la torre ottagonale che è, apparentemente, più tarda e che doveva essere, in origine, una scala-torre.

CHIESE BAROCCHE
 

Chiesa di Santa Margherita

Via Vittorio Emanuele, II

La chiesa fu costruita tra il 1636 e il 1671. L’edificio presenta una pianta a croce greca sormontata da un tiburio ed un falso lanternino; la facciata è asimmetrica, grazie alla presenza di colonne e pilastri e presenta un timpano centrale. Il tema del timpano della facciata è ripreso, come motivo decorativo, sulla cella campanaria e sulle finestre della cupola. Tra le perdite che essa subì agli inizi dell’Ottocento si ricordano i due altari laterali; l’altare principale attuale, in legno e stucco, proviene probabilmente dalla distrutta Chiesa di S. Andrea e ha sostituito il precedente in marmo. Su di esso è ancora presente una pala raffigurante “La SS. Trinità che incorona la Vergine tra i SS. Domenico, Margherita, Caterina da Siena e la Maddalena”. L’opera, attribuita al Moncalvo o alla sua scuola, è quindi precedente i rimaneggiamenti della chiesa barocca.

 

Chiesa di San Filippo Neri

Via Vittorio Emanuele, II

La chiesa fu edificata tra il 1664 e il 1673 su progetto del luganese Antonio Bettino. L’interno presenta la tipica struttura delle chiese della controriforma derivata dal San Andrea di Mantova di Leon Battista Alberti, vale a dire un’unica navata a pianta rettangolare coperta da una volta a botte, un presbiterio non absidato e quattro cappelle laterali che circondano l’aula. La committenza chierese del sei – settecento seppe radunare al suo interno una panoramica della pittura piemontese dell’epoca, infatti le pale agli altari sono opera di alcuni tra i più significativi pittori di corte come Legnanino, Beaumont, Seyter. Accanto alla chiesa si può notare l’imponente Convento dei Filippini, che nell’Ottocento divenne il Seminario Arcivescovile di Torino. Tale rimase fino agli anni ’50 del Novecento ed in esso studiarono tutti i sacerdoti secolari della diocesi. In particolare, ospitò importanti figure della Torino ottocentesca quali San Giuseppe Cafasso e soprattutto San Giovanni Bosco, fondatore dei Salesiani. Trasferito il Seminario a Torino nel 1949, il complesso fu successivamente trasformato in edificio scolastico, privandolo di numerosi dei suoi arredi.

 

Chiesa di San Bernardino

Piazza Cavour

San Bernardino è sede della Confraternita del SS. Nome di Gesù e di Maria, la più numerosa tra quelle ancora esistenti in città. Nel 1792 alla facciata preesistente, fra i due campanili, ne venne sovrapposta una nuova (l’attuale) di Mario Ludovico Quarini; recentemente restaurata, presenta una certa rigidità d’impianto che prelude al Neoclassico. Entrando si scopre invece un ambiente dove la luce è l’elemento fondamentale e determinante. Spiovendo dall’alto della cupola vittoniana ottagonale, da aperture celate dagli stucchi del Riva, l’effetto luministico tipicamente barocco costruisce lo spazio interno. Anche in San Bernardino sono presenti opere del Moncalvo: la pala della “Vergine con Bambino tra San Michele Arcangelo e San Bernardino da Siena” domina il coro della chiesa. Un’altra opera dello stesso autore “Incoronazione della Vergine tra i Santi Giorgio e Guglielmo (patroni di Chieri) e Rocco e Sebastiano” venne qui trasferita quando, a metà Ottocento, fu demolita la chiesa di San Rocco. Dopo un periodo di chiusura e di abbandono, l’edificio appare ora completamente restaurato, grazie agli sforzi della Confraternita e con l’appoggio di molti chieresi. Recentemente la sua facciata ha subito dei rimaneggiamenti per riacquistare i colori che aveva nell’Ottocento.

 

Chiesa di San’Antonio

Via Vittorio Emanuele, II

Al limitare della piazza Cavour, su cui si affaccia San Bernardino, è situato il complesso del convento e chiesa di Sant’Antonio Abate, già “ospitales” medioevale degli Antoniani per l’accoglienza dei pellegrini. La chiesa di Sant’Antonio fu completata verso il 1445 e di questa è giunto sino a noi soltanto il campanile. In seguito, alla decadenza dell’Ordine degli Antoniani, il complesso fu affidato alla Compagnia di Gesù. Proprio i gesuiti ripresero la fabbrica di Sant’Antonio. Nel XVIII secolo i lavori per il rifacimento della chiesa furono affidati all’architetto Filippo Juvarra, Il progetto dello Juvarra fu in seguito ripreso dai frati dell’Ordine dei Minori Osservanti di San Francesco, che si insediarono nel convento, e lo portarono a termine. L’interno della chiesa è particolarmente interessante, soprattutto per le soluzioni architettoniche che la caratterizzano e per l’uso della luce.

 

Santuario dell’Annunziata

Via Principe Amedeo

Il progetto del Santuario fu affidato da Maria Cristina di Francia al carmelitano Andrea Costaguta. Risalente al secondo Seicento, sorge sul luogo occupato in precedenza da una cappella quattrocentesca e contiene all’interno un affresco cui erano attribuiti poteri taumaturgici in seguito del recupero della parola da parte di un giovane sordomuto. Grazie a questo episodio si decise la costruzione del moderno santuario, tra il 1651 ed il 1655.

 

Chiesa di San Giorgio

Via San Giorgio, 37

Sulla rocca omonima, si colloca la chiesa di San Giorgio. E’ qui che è sorto il primo nucleo medievale di Chieri, di cui si ha notizia già a partire dall’XI secolo. Ricostruita, nel 400, secondo i canoni dell’architettura gotica, presenta una pianta rettangolare a tre navate coperte da volte a crociera, con un’abside centrale poligonale. Il curioso campanile (Torre del Comune), con la copertura seicentesca “a pagoda”, è quanto rimane delle fortificazioni fatte erigere agli inizi del XI sec. dal vescovo di Torino Landolfo e venne inglobata nella prima campata della navata laterale sinistra. In seguito a diverse modifiche eseguite durante i secoli, S Giorgio assume l’aspetto attuale. Numerosi oggetti artistici sono contenuti all’interno dell’edificio: tra questi vi sono tele attribuite a Guglielmo Caccia detto il Moncalvo o alla sua scuola, una statua lignea raffigurante San Giorgio, una campana in bronzo che reca sulla spalla sigilli raffiguranti San Giorgio – patrono della città – ed il leone passante – simbolo del Comune. Questa campana risalente al 1452 è considerata una delle più antiche del Piemonte. A lato della chiesa sorge il Convento dei frati Mendicanti dell’Ordine dei Minori Osservanti di San Francesco – oggi casa parrocchiale. Quest’ordine religioso, giunto a Chieri nella seconda metà del XV secolo, diede inizio a quelle opere di rinnovamento della chiesa che ne caratterizzarono la fase barocca. Nel Seicento venne ricavata, nella zona sottostante l’altare maggiore di San Giorgio, la chiesa di San Michele Arcangelo, interamente affrescata e con una pala d’altare attribuibile al Moncalvo.

CHIERI – CITTÀ DEL TESSILE
 

Imbiancheria del Vajro

Era uno stabilimento dove si svolgeva l’imbiancatura del filati in matassa e delle pezze finite. Dapprima riservata agli appartenenti all’Università del Fustagno, in seguito rimosse le limitazioni sulla clientela: ebbe vari proprietari fino a quando, in anni recenti, venne acquistata dal Comune di Chieri.

 

Manifattura Fasano

Rientrando in città si incontra la manifattura Fasano, costruita a partire dal 1885, che si affaccia sull’omonimo viale. All’incrocio con viale Fiume, invece, c’è la palazzina padronale e degli uffici, che si distingue per la ricercatezza costruttiva e della decorazione: è il caso più evidente in città di palazzo residenziale e di servizio annesso a una fabbrica.

 

Cotonificio Tabasso

A pochi passi di distanza dalla manifattura Fasano è il cotonificio Tabasso, un ampio complesso che per i chieresi oggi è (e probabilmente rimarrà) l’ex Tabasso. All’incrocio tra via Vittorio Emanuele II e via Fratelli Giordano, ospitò una delle più grandi tessiture della città, nota anche per aver tessuto stoffe destinate agli abiti del Papa. Dopo la chiusura, avvenuta alla fine del ’900, il complesso è stato acquistato all’asta dal Comune, che ha avviato la sua trasformazione (non ancora conclusa) in polo culturale della città: ospita la biblioteca e l’archivio cittadini, una sala polivalente, un caffè letterario. Parte del complesso è destinato a essere ceduto a privati, per usi abitativi e commerciali.

 

Cotonificio Vergnano

A poca distanza, in viale Fasano 6, una ciminiera alta 45 m e la facciata in stile Liberty dell’edificio eretto nel 1907 sono ciò che resta del cotonificio Vergnano: oggi ospita un centro commerciale.

 

Tintoria Caselli

Da viale Fasano, svoltando in via Tana e poi in via San Pietro, è rapido raggiungere la tintoria Caselli, che si affaccia su piazza Trieste: ospita il centro giovanile cittadino. L’edificio, radicalmente strutturato per accogliere svariate attività (tra cui il centro di orientamento al lavoro), è al centro di quella che ancora oggi è chiamata area Caselli, e che confina con un ampio giardino pubblico che costeggia il rio Tepice.
All’interno del giardino, nel punto di passaggio verso l’area verde che costeggia il rio, si trova un lungo tratto di mura del secondo anello, con una sorta di garitta oggi invasa dalla vegetazione.

 

Fonte Contenuti integralmente ripresi dal sito ufficiale di Turismo Chieri http://www.turismochieri.it/ , utilizzati con finalità divulgative. I diritti sui contenuti appartengono all’ente citato.

LUOGHI D'INTERESSE

bottom of page